I TEMPI SI ALLUNGANO
Briciole di Vangelo: I TEMPI SI ALLUNGANO
Al termine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione della terra e andarono da Mosè e Aronne […]; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti della terra. Raccontarono: «Siamo andati nella terra alla quale tu ci avevi mandato; vi scorrono davvero latte e miele e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi abbiamo anche visto i discendenti di Anak. Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano». Caleb fece tacere il popolo davanti a Mosè e disse: «Dobbiamo salire e conquistarla, perché certo vi riusciremo». Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di noi» (Nm 13,25-31).
Dio voleva far entrare il popolo nella terra promessa.
Fecero un cammino che, al massimo, era durato 4 mesi (forse neanche), ed erano lì pronti per entrare ma… la mancanza di fede (che si trasformò in lamentazione), li fece vagare nel deserto per 40 anni.
40 è il tempo necessario per fare una piena esperienza. Il popolo (non tutti) doveva maturare, così sarebbero stati pronti per entrare.
Quindi quando noi diciamo al Signore: “quando?” e pensiamo che Dio non voglia dare risposta alle nostre preghiere e realizzarci, è invece il contrario.
Siamo noi che stiamo tardando la realizzazione delle promesse di Dio a causa di…
Cerchiamo di scoprire la nostra non fede, cioè la non fiducia in Dio, cioè la non piena adesione alla verità e alla grazia, cerchiamo di scoprire cosa blocca il tempo, perché Dio non è mai in ritardo.
Dio ci parla di tempo qualitativo mentre noi parliamo di quantitativo.
Dio, cioè, ci dice: “appena sei pronto (qualità), entrerai (quantità)”.
Siamo, quindi, noi a dare il tempo a Dio e non il contrario.
Cerchiamo di scoprire dove ancora fuggiamo dalla verità anche con noi stessi, prima facciamo pulizia e prima saremo nella terra promessa.
Al termine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione della terra e andarono da Mosè e Aronne […]; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti della terra. Raccontarono: «Siamo andati nella terra alla quale tu ci avevi mandato; vi scorrono davvero latte e miele e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi abbiamo anche visto i discendenti di Anak. Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano». Caleb fece tacere il popolo davanti a Mosè e disse: «Dobbiamo salire e conquistarla, perché certo vi riusciremo». Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di noi» (Nm 13,25-31).
Dio voleva far entrare il popolo nella terra promessa.
Fecero un cammino che, al massimo, era durato 4 mesi (forse neanche), ed erano lì pronti per entrare ma… la mancanza di fede (che si trasformò in lamentazione), li fece vagare nel deserto per 40 anni.
40 è il tempo necessario per fare una piena esperienza. Il popolo (non tutti) doveva maturare, così sarebbero stati pronti per entrare.
Quindi quando noi diciamo al Signore: “quando?” e pensiamo che Dio non voglia dare risposta alle nostre preghiere e realizzarci, è invece il contrario.
Siamo noi che stiamo tardando la realizzazione delle promesse di Dio a causa di…
Cerchiamo di scoprire la nostra non fede, cioè la non fiducia in Dio, cioè la non piena adesione alla verità e alla grazia, cerchiamo di scoprire cosa blocca il tempo, perché Dio non è mai in ritardo.
Dio ci parla di tempo qualitativo mentre noi parliamo di quantitativo.
Dio, cioè, ci dice: “appena sei pronto (qualità), entrerai (quantità)”.
Siamo, quindi, noi a dare il tempo a Dio e non il contrario.
Cerchiamo di scoprire dove ancora fuggiamo dalla verità anche con noi stessi, prima facciamo pulizia e prima saremo nella terra promessa.
A proposito Gli uomini che Mosè aveva mandato a esplorare la terra e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui, diffondendo il discredito sulla terra, quegli uomini che avevano propagato cattive voci su quella terra morirono per un flagello, davanti al Signore. Di quegli uomini che erano andati a esplorare la terra sopravvissero Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunnè (Nm 14,36-38).
Non solo si rischia di far tardare le manifestazioni di Dio, ma si rischia di mai realizzare il progetto personale di vita.
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Bellissbimo