IL CUSTODE: 1) La figura del custode

IL CUSTODE: 1) La figura del custode

La figura del custode (accompagnare e custodire)

Chi intraprende un cammino spirituale (che non sia solo l’andare a messa la domenica) non conosce bene la VIA che dovrà percorrere, non può sapere che dopo l’uscita dall’Egitto c’è il deserto con le tentazioni, le oscurità, e che c’è bisogno di fidarsi delle promesse di Dio combattendo le delusioni e così via.

Ecco, quindi, questa figura: IL CUSTODE!

L’immagine scelta è quella mano che lascia libera la farfalla. Siamo la mano che ha aiutato la farfalla a imparare a volare. Il CUSTODE c’è, ma sarà lei che deve volare. Il CUSTODE c’è e osiamo dire che è indispensabile ma non padrone.

 Accompagnare e custodire

“IL CUSTODE” vuole raggruppare più figure, vediamo quindi:

– l’angelo custode;

– San Giuseppe custode della sacra famiglia e della Chiesa;

– la figura dell’accompagnatore spirituale;

– Filippo che spiega all’Etiope la Parola di Dio che stava già leggendo ma che non comprendeva;

– Elia che lascia il posto a Eliseo;

– Etc.!

 Gen 2,15   Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

Ciò che Dio ti affida (tutto è dono) va, quindi, coltivato (fatto crescere) e custodito (protetto). Il custode dovrà fare entrambi.

Gen 4,9   Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?».

Agli altri si può far del bene e del male, ma come disse Papa Francesco “è bene non far del male, ma è male non far del bene”.

Alla domanda di Dio (rivolta anche a me e te): Sono forse io il custode di mio fratello? Possiamo far finta di nulla oppure impegnarci e diventare veri “custodi”.

Lavoreremo all’inizio sulla figura dell’accompagnatore, mentre inseriremo ogni tanto la figura del custode.

Questo percorso ti insegnerà a passare dall’essere accompagnato (discepolo) al diventare “apostolo” (accompagnatore). Ti metti, cioè, al servizio di Dio.

2Cor 1,4   Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio.

Il CUSTODE ha già fatto un percorso ed è passato dall’essere cliente, a credente, a discepolo. Un buon discepolo (diventato come Gesù, il suo maestro) diventa quasi obbligatoriamente (nel senso che dovrebbe essere una naturale conseguenza) un apostolo, cioè un servitore della grazia.

Mt 10,8   Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Gratis = Charis = grazia gratuita, cioè divina non acquistabile. Tu sperimenti una certa “consolazione” che viene da Dio e quindi puoi trasmetterla e aiutare altri a sperimentarla. Sei stato accompagnato verso la terra Promessa e ora accompagni altri nello stesso luogo di grazia.

Non si può servire (apostolato) il Signore se prima non lo si è seguito ascoltando e praticando i suoi insegnamenti (discepolato).

Lc 6,39-40   Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

Nel mondo molti si ergono a “maestri” degli altri (diventando anche una sorta di accompagnatori e profeti), guidandoli purtroppo verso la distruzione, dove sono indirizzati anche loro.

Anche noi, però, possiamo essere “guidati” in un fosso se sbagliamo a scegliere la nostra “guida spirituale” (la quale, però, non andrebbe mai sostituita alla nostra libertà), e rischiamo di “guidare” altri nel fosso se non conosciamo bene la via.

Synod18: Documento finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (27 ottobre 2018)

N.96   [L’accompagnamento comunitario e di gruppo]

Gesù ha accompagnato il gruppo dei suoi discepoli condividendo con loro la vita di ogni giorno. L’esperienza comunitaria mette in evidenza qualità e limiti di ogni persona e fa crescere la coscienza umile che senza la condivisione dei doni ricevuti per il bene di tutti non è possibile seguire il Signore.

Questa esperienza continua nella pratica della Chiesa, che vede i giovani inseriti in gruppi, movimenti e associazioni di vario genere, in cui sperimentano l’ambiente caldo e accogliente e l’intensità di rapporti che desiderano. L’inserimento in realtà di questo tipo è di particolare importanza una volta completato il percorso dell’iniziazione cristiana, perché offre ai giovani il terreno per proseguire la maturazione della propria vocazione cristiana. In questi ambienti va incoraggiata la presenza di pastori, così da garantire un accompagnamento adeguato.

Nei gruppi educatori e animatori rappresentano un punto di riferimento in termini di accompagnamento, mentre i rapporti di amicizia che si sviluppano al loro interno costituiscono il terreno per un accompagnamento tra pari.

N.97 [L’accompagnamento spirituale personale]

L’accompagnamento spirituale è un processo che intende aiutare la persona a integrare progressivamente le diverse dimensioni della vita per seguire il Signore Gesù. In questo processo si articolano tre istanze: l’ascolto della vita, l’incontro con Gesù e il dialogo misterioso tra la libertà di Dio e quella della persona. Chi accompagna accoglie con pazienza, suscita le domande più vere e riconosce i segni dello Spirito nella risposta dei giovani.

Nell’accompagnamento spirituale personale si impara a riconoscere, interpretare e scegliere nella prospettiva della fede, in ascolto di quanto lo Spirito suggerisce all’interno della vita di ogni giorno (cfr. FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 169-173).

Il carisma dell’accompagnamento spirituale, anche nella tradizione, non è necessariamente legato al ministero ordinato.

Mai come oggi c’è necessità di guide spirituali, padri e madri con una profonda esperienza di fede e di umanità e non solo preparati intellettualmente. Il Sinodo si augura che vi sia una riscoperta in questo ambito anche della grande risorsa generativa della vita consacrata, in particolare quella femminile, e di laici, adulti e giovani, ben formati.

N.102   [Il profilo dell’accompagnatore]

Il buon accompagnatore è una persona equilibrata, di ascolto, di fede e di preghiera, che si è misurata con le proprie debolezze e fragilità. Per questo sa essere accogliente verso i giovani che accompagna, senza moralismi e senza false indulgenze. Quando è necessario sa offrire anche la parola della correzione fraterna.

La consapevolezza che accompagnare è una missione che richiede un profondo radicamento nella vita spirituale lo aiuterà a mantenersi libero nei confronti dei giovani che accompagna: rispetterà l’esito del loro percorso, sostenendoli con la preghiera e gioendo dei frutti che lo Spirito produce in coloro che gli aprono il cuore, senza cercare di imporre la propria volontà e le proprie preferenze. Ugualmente sarà capace di mettersi al servizio, anziché occupare il centro della scena e assumere atteggiamenti possessivi e manipolatori che creano dipendenza e non libertà nelle persone. Questo profondo rispetto sarà anche la migliore garanzia contro i rischi di plagio e di abusi di ogni genere.

N.103   [L’importanza della formazione dell’accompagnatore]

Per poter svolgere il proprio servizio, l’accompagnatore avrà bisogno di coltivare la propria vita spirituale, alimentando il rapporto che lo lega a Colui che gli ha assegnato la missione. Allo stesso tempo avrà bisogno di sentire il sostegno della comunità ecclesiale di cui fa parte. Sarà importante che riceva una formazione specifica per questo particolare ministero e che possa beneficiare a sua volta di accompagnamento e di supervisione.

(…) Tale competenza nel lavoro comunitario richiede la maturazione di virtù relazionali specifiche: la disciplina dell’ascolto e la capacità di fare spazio all’altro, la prontezza nel perdono e la disponibilità a mettersi in gioco secondo una vera e propria spiritualità di comunione.

Cosa NON è il CUSTODE?

Esistono varie figure in questo campo e in alcuni altri simili. Vediamo, quindi, quello che non sarà il CUSTODE:

– Padre spirituale / Direttore spirituale / Confessore (Eli ascolta Samuele ma comprende che Dio vuole parlare direttamente a Samuele e così lo rimanda a Lui).

– Amicizia spirituale (Davide e Gionata – Rut e Noemi).

– Psicologo (Counselor – consulente).

– Pattumiera di scarico.

– Sostituto dell’altro.

– Amante.

– Catechista (moralista).

– Profeta (oracolo).

– Colui che fa preghiere di guarigione e liberazione (carismatico di turno).

– Colui che per ogni cosa ha il consiglio giusto e immediato, niente risposte pre-confezionate.

Qualcosa su questo ministero (figura e servizio)

E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19).

È una persona che ha fatto un percorso e che ha una formazione (non ci si improvvisa).

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù (Gv 1,35-37).

È una persona che cammina a fianco, senza sostituirsi, senza plagiare e senza manipolare l’altro (come il genitore che vuole a tutti i costi che il figlio faccia…), non porta l’altro verso sé stesso ma verso Dio.

Il custode accompagna il “custodito” all’incontro con Dio e lascia che la persona accompagnata impari ad avere un dialogo con Dio e cammini con le sue gambe (sotto lo sguardo del custode).

Pratica la giusta vicinanza e adeguata distanza.

Sa dire SI e sa dire NO.

Siamo sovente “custodi” (che lo vogliamo o no)

Nell’anno diciottesimo del re Geroboamo, figlio di Nebat, Abiam divenne re su Giuda. Regnò tre anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maacà, figlia di Abisalòm. Egli imitò tutti i peccati che suo padre aveva commesso prima di lui; il suo cuore non fu integro con il Signore, suo Dio, come il cuore di Davide, suo padre (1Re 15,1-3).

Nell’anno ventesimo di Geroboamo, re d’Israele, Asa divenne re di Giuda. Egli regnò quarantun anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maacà, figlia di Abisalòm. Asa fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come Davide, suo padre (1Re 15,9-11).

Ognuno di noi è influenzato, per la maggior parte, dalle 5 persone più vicine, cioè quelle in cui “crediamo” di più e a cui diamo (anche se molto a livello inconscio) autorità di “formarci” la coscienza, ovvero il nostro modo di pensare e decidere.

Possono essere state anche nel passato, a partire dai nostri genitori fino all’amico o al coniuge addirittura (per non parlare del mainstream).

Anche quando noi stessi parliamo con le persone le possiamo influenzare e “guidare” verso quello che noi diciamo. Anche se non ufficialmente, a volte e a sprazzi facciamo qualcosa del genere, diventiamo, cioè, un po’ “custodi”, o meglio “indicatori”.

Accompagnati accompagniamo

Il CUSTODE, a sua volta, ha un suo CUSTODE, deve confrontarsi periodicamente per non finire fuori strada lui stesso.

Lc 7,8   Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa”.

Lo psicologo stesso fa esperienza di questo.

Non puoi essere “sopra” qualcuno se prima e durante non sei anche “sotto”.

Lc 2,51   Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.

IL CUSTODE: verifica

Chiarire con se stessi la figura del CUSTODE: soprattutto, avere chiaro le varie figure e capire cosa non si fa.

Ti stai facendo accompagnare? Hai già fatto questa esperienza?

Stai già accompagnando qualcuno? Stai facendo o, addirittura, hai già fatto questa esperienza?

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