Novità vitali (7ª parte)

Novità vitali (7ª parte)

Massimo Coero Borga – 17 marzo 2020

Giungiamo al termine del percorso col desiderio di poter prendere il volo. Vediamo un documento scritto da San Giovanni Paolo II.

DUC IN ALTUM

LETTERA APOSTOLICA NOVO MILLENNIO INEUNTE DEL SOMMO PONTEFICE GIOVANNI PAOLO II ALL’EPISCOPATO, AL CLERO E AI FEDELI AL TERMINE DEL GRANDE GIUBILEO
DELL’ANNO DUEMILA

Ai Confratelli nell’Episcopato,

ai sacerdoti e ai diaconi,

ai religiosi e alle religiose,

a tutti i fedeli laici.

  1. All’inizio del nuovo millennio, mentre si chiude il Grande Giubileo in cui abbiamo celebrato i duemila anni della nascita di Gesù e un nuovo tratto di cammino si apre per la Chiesa, riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò l’Apostolo a «prendere il largo» per la pesca: «Duc in altum» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Cristo, e gettarono le reti. «E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci» (Lc 5,6).

Duc in altum! Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!» (Eb 13,8).

Spiegazione del termine

DUC IN ALTUM: «Conduci[mi] in alto»

duc è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo duco, cioè “guidare” o “condurre”.

altum può avere diversi significati:

  1. altezza, cielo, luogo elevato sopra la terra
  2. profondità, cavità, fondo, interno, abisso
  3. alto mare

Quindi la frase potrebbe anche significare

«Conduci[mi] in mare»

«Conduci[mi] in cielo»

«Conduci[mi] in paradiso»

Dipende dal contesto nel quale si inserisce il termine.

Dobbiamo quindi prendere il largo se vogliamo arrivare… da qualche parte!

Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva (Mt 8,18-22).

Perché qualcosa avvenga per piena cosa bisogna partire. Abbiamo visto la scorsa volta (in Novità vitali 6) quali sono le 3 esigenze per poter seguire Gesù. Non basta la preghiera per giungere da qualche parte, bisogna camminare (discepolato) dietro a Gesù.

Se si parte, si arriva subito a destinazione senza problemi?

Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?». (Mt 8,23-27).

A quanto pare per giungere all’altra riva si deve sorpassare la prova del temporale. Non diamo sempre la colpa al diavolo quando ci sono delle difficoltà, perché è normale che i temporali giungano. Anzi, è necessario imparare ad affrontare queste situazioni che chiamiamo negative (attenzione a come chiamiamo le cose, perché altrimenti le viviamo peggio di quello che sono).

Giunto all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro… (Mt 8,28ss)

É interessante leggere che all’altra riva giunse solo Gesù e non i discepoli che erano in barca con Lui: “Giunto all’altra riva…”. “Giunto” e non “giunsero”, dice chiaramente l’evangelista Matteo.

Questo ci fa capire che se non sorpassiamo la prova della fede (Gesù disse “non avete ancora fede”) torniamo indietro, e per mia esperienza, ti posso dire che dovrai prima o poi passarla la prova se vuoi crescere ed arrivare all’altra riva. Anzi, ho compreso che la prova non sorpassata ti fa tornare più indietro di prima e, quindi, la nuova opportunità che ti darà Gesù di progredire sarà più tosta della prima volta. Meglio provarci e riuscirci al più presto.

Per giungere all’altra riva, per giungere a prendere il volo, bisogna quindi partire lasciando le “sicurezze” e lasciando che Gesù prenda il controllo della nostra esistenza. Subito dopo, bisogna imparare a non tornare indietro quando arriva la prima difficoltà.

VISIONE – TRAGUARDO – OBIETTIVO: Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele (Es 3,8).

Perché avere una VISIONE? Perché fissarsi un TRAGUARDO? Perché nel momento in cui si “cammina” verso un obiettivo, si scateneranno delle FORZE avversarie:

  • FARAONE: devi restare da me a servimi, devi restare come sei, non devi cambiare, mi servi come sei.
  • COMBATTIMENTO: all’inizio del percorso la situazione peggiora – quando vai verso il nuovo partono dei “restringimenti” nel tuo cuore – la novità mette paura (perché non tieni più sotto controllo), quindi questa cerca di non farti camminare. Vengono a galla i fantasmi (nascosti nel tuo cuore). Ecco le 10 piaghe, Ecco i 10 gradini da fare in fede (sono anche i 10 comandamenti, le 10 Dabar da seguire in fede e fedelmente per giungere alla vita).
  • DESERTO: vedi solo il deserto lungo il tragitto e non vedi ancora la terra promessa. L’acqua e il cibo non puoi procurarteli da solo, devi solo fidarti. Ti vengono in mente le cipolle d’Egitto, cioè bussa il rovinoso rimpianto del passato.
  • LAGO-MARE: hai lasciato il porto, non sei più attraccato al molo, sei nell’acqua alta e si scatena anche il temporale e non vedi ancora l’altra riva. “Perché ho iniziato questo percorso?”, ti viene da gridare. Guarda avanti che presto vedrai la terraferma.

DISPONIBILI A VOLARE

Siamo veramente disponibili a volare? Mentre voli, non tocchi il terreno, puoi solo fidarti che le ali della fede ti sorreggano.

Sei proprio sicuro di avere il coraggio di lasciar morire il BRUCO per poi prendere il VOLO perché sei diventato FARFALLA?

L’altra riva ti aspetta ma non è questa riva. Devi prendere il largo – vai all’altra riva perché li ti aspetta lo SCOPO della tua vita.

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». o rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada (Mc 10,46-52).

Questo cieco ha il coraggio di gettare via il mantello (l’unica sua ricchezza, sicurezza e protezione, anche prima di aver ricevuto il miracolo).

Questo cieco non aspetta di ricevere, ma inizia a dare, a distaccarsi, a prendere il largo. “Balzò in piedi” – scrive l’evangelista – cioè, prese il volo sin da quel momento.

Prese il volo e ottenne il miracolo, e da quel momento si mise a seguire Gesù fino…!

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