REDENZIONE (e Redentore)

REDENZIONE (e Redentore)

Parole di vita: REDENZIONE (e Redentore)

Il termine “redenzione”, da cui anche “riscatto”, viene usato per indicare l’opera salvifica di Cristo. “Voi siete stati riscattati” (1Pt 1,18) indica l’immagine della liberazione di uno schiavo, spesso prigioniero di guerra, mediante pagamento di un riscatto.

Noi dobbiamo essere riscattati, cioè redenti, da qualche cosa. Il Nuovo Testamento ci fa comprendere che ogni peccato porta alla schiavitù. Schiavi in un regno di morte.

La via della disobbedienza a Dio ci fa passare dal regno della vita, cioè il regno di Dio, al regno di Satana, cioè al regno della morte. Ogni peccato ci fa diventare schiavi del diavolo. Ecco, quindi, l’intervento salvifico di Gesù Cristo che riscatta gli esseri umani schiavi di qualcuno più forte di loro.

 

A.T.

Padah e ga’al sono due termini ebraici per spiegare l’idea della redenzione. Essi indicano la liberazione mediante un pagamento, chiamato anche risarcimento o riscatto. Colui che paga, per la redenzione di un altro, era il go’el, cioè redentore, colui che lo riscatta.

Questi termini hanno a che fare anche con la salvezza divina. Il Signore riscatta il suo popolo dai suoi nemici, dalle angosce, dall’accusa, dal peso della colpa del quale nessuno, sulla terra, può pagare il riscatto. È, cioè, la cancellazione del debito: la redenzione.

Molto illuminante è vedere l’azione di Dio che libera dalla prigionia il popolo degli israeliti dagli egiziani (cfr. Es 6,6).

Il Signore diventa redentore del suo popolo (cfr. Is 40ss) usando addirittura un re che non Lo conosceva.

Giobbe, ormai depredato di tutto e legato da un male molto più grande di lui, urla comunque che il suo vendicatore, il suo liberatore, vive (Cfr. Gb 19,25).

È quindi un liberare, un far rilasciare pagando un prezzo.

In ogni azione di salvezza c’è, infatti, sempre un prezzo pagato: il prezzo del riscatto.

 

N.T.

Ecco che nel Nuovo Testamento questo percorso ci viene sempre ricordato come “basilare” per tutti noi.

Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia? (Rm 6,16).

Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Rm 3,23).

Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, come sta scritto “Non c’è nessun giusto, nemmeno uno” (Rm 3,9-10).

C’è quindi bisogno di salvezza, ma come fare a pagare un prezzo che non ci è possibile raggiungere con le nostre capacità e neanche con le buone azioni perché non c’è mai “abbastanza” purezza in quello che facciamo?

Ecco il bisogno di redenzione dal peccato e dalla colpa. Redenzione che avviene tramite il sangue del sacrificio, che permette a Dio di assolvere il peccatore senza pregiudicare la sua giustizia.

Ogni male ha il suo prezzo.

Per non ereditare più la conseguenza distruttiva dei nostri peccati possiamo, quindi, solo accogliere che qualcuno abbia versato il riscatto per noi.

L’ha fatto Gesù donando la Sua vita, versando il Suo sangue, riscattandoci dalla maledizione che era su di noi a causa dei nostri errori.

Ecco la Pasqua.

Ecco che quindi, umilmente, dobbiamo lasciarci amare, sapendo che non possiamo salvarci da soli e che abbiamo bisogno di qualcun altro, e allora accogliamo il grande amore di Dio in Cristo Gesù.

Accogliamo, cioè, che la nostra vita sia redenta, salvata, liberata dal male e dalle sue conseguenze grazie all’atto d’amore di qualcuno che non ci giudica ma che ci ama.

Il nostro valore è quindi immenso, valiamo la vita di un’altra persona: Gesù.

Siete stati comprati a caro prezzo (1Cor 6,20 – 7,23).

 

Convertirci e credere significa accogliere umilmente, attraverso la fede, questo Dio che ha pagato il prezzo del riscatto per noi.

Ci voltiamo, quindi, verso Dio, unica salvezza, unica via di uscita, unico redentore e accogliamo, attraverso la fede, il prezzo già pagato dal Suo sangue, iniziamo ad agire con fiducia nell’azione fatta da Gesù sulla croce e proclamiamo con fede che siamo “redenti” (liberati).

Questa conversione e questa fiducia nel redentore e nella redenzione faranno scaturire fiumi di grazia della nostra vita e il male sarà obbligato (da Gesù stesso) a lasciarci andare.

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